lunedì 5 gennaio 2009

Fotografia Senza Fotografare 2^

Gelati da Giolitti
Ci sediamo io e mia moglie nella sala interna di Giolitti gran gelateria vicino al parlamento.
Seduti alla nostra sinistra una famiglia. Due figlie e relativi genitori, americani, inglesi o canadesi o australiani, comunque parlano inglese. La madre bionda, capelli corti, il padre classico turista con camicia a quadri e bermuda o pantaloncini corti.
Gran gelati da Giolitti io ordino albicocca, ananas e visciole un gran mantecato alla frutta e mia moglie un mantecato alle creme con banana e panna. Lì accanto vedo portare altri gelati sul piattino e per il padre uno al cioccolato.
Qui io non fotografo ci pensa una delle figlie. A me ricorda una dee-jay di qualche anno fa con la faccia da orientale. Prima fotografa il gran lampadario della sala, poi fotografa i genitori con la sorella, il loro cameriere si offre di fare la foto di gruppo, forse nella loro inquadratura ci sono anch’io col cucchiaio in mano che mi mangio il mio mantecato.
Tocco finale: due foto ai loro mantecati... che foto i turisti ma sono le migliori... sono genuine e saranno belle da vedere per loro, per me sono troppo scontate.

Tutto il bagaglio sempre dietro
Torniamo verso la macchina parcheggiata sotto la Fao a viale Aventino. Noto subito un signore età indefinita forse 50, volto scavato, uno zaino consumato dall’uso. Lo vedo legare un grosso pacco blu dove generalmente vengono posizionate le sedie a rotelle. Due fermate e deve slegate tutto scenderà alla fermata del Colosseo. Adesso capisco è un vecchio carrello della spesa.
A questo punto vedo le scarpe: ma chiamarle scarpe è tropo diciamo scarponi neri aperti sulla punta. Vorrei avere la macchina fotografica solo per tirare uno scatto solo su quelle scarpe che rappresentano la povertà.

I cartoni che camminano
Siamo appena scesi dal bus 60 e vediamo 6 grossi alberi letteralmente rasi al suolo. Quel che rimane dieci centimetri di grosso albero. Provo a immaginare da quanti anni stavano li, ora il circo massimo ha una visuale completa….era meglio prima si vedeva quel poco di circo equestre di un tempo.
Ma non è questo di cui volevo parlare. Dall’altra parte della strada vedo uno spettacolo incredibile. A prima vista una famiglia normale madre padre e due figli. Osserviamoli meglio vedo due scatole di cartone che camminano. Sono i due bambini che si sono messi la testa dentro le scatole. Un gioco eccezionale per quei due bambini con splenditi genitori. Non vedo i volti dei bimbi.
Noterò solo che la bambina indossava un vestito da ballerina. Ora li vedo da dietro e mannaggia ora voglio la mia Nikon D200 o una Canon o una qualsiasi altra macchina fotografica. Un'occasione persa di cui preserverò solo un bel ricordo. La foto dell’anno persa per non essersi portata dietro la procacciatrice di immagini.

The front man
Chitarra chiusa nella sua custodia floscia e appoggiata sul posto più scomodo a sedere sui bus romani.
Lo osservo: faccia rettangolare, avrà 35 anni, capelli lunghi alla Ligabue. Un bel soggetto fotografico molto fotogenico. Lo vedo bene su un palco in posa con la sua chitarra rigorosamente elettrica a suonare alla Mark Knoffer, lo stesso che sto ascoltando mentre scrivo, quello dei Dire Straits suona Calling Elvis (Presley).

La coppia più scombinata
Sono anni che li incontro davanti la fermata del bus sul lungotevere all’altezza dei tre scalini che ogni buon romano, buono o cattivo romano, dovrebbe fare.
Lui alto e secco, molto secco Un viso molto scavato da fame o da droga. Non ho indagato se soffre la fame e non si vedono buchi di siringhe o mancanza di denti. Non faccio l’assistente sociale, il poliziotto o il dentista. Veste molto anni cinquanta-sessanta e la pettinatura sembra uscire da quegl’anni.
Stasera erano insieme e lei mi ricorda molto la donna della strage di Erba. Qui il viso non è tondo è quasi da topolino. E’ un viso quasi da down. Quel che posso dirvi è che li incontro da molti anni e stanno ancora insieme mentre ascolto la Marcia per la cerimonia dei turchi e un pezzo dei Simple Minds. Vorrei un giorno per farveli vedere: la mia descrizione non renderà mai la loro bellezza (interiore).

Faccia grossa con codino
Un enorme codino e un faccione. Dovrebbe avere all’incirca sui 50 anni o giù di li. Siede sempre al solito posto sul bus. Vicino all’uscita centrale Ha un volto fotonico. Vorrei fotografarlo di fronte con i classici numeri di identificazione. Anche di profilo. Ha il fisico e il volto “du rol” del malvivente, se fosse un film. In realtà è un onesto lavoratore che torna a casa dopo il lavoro e realmente sarà meglio fotografarlo sul vero luogo di lavoro.

Breve fatto di Cronaca
Via dei Baullari porta da campo de fiori a piazza Farnese a Roma. Non ero a passeggiare passavo lì per lavoro. In quel punto di incrocio un bus elettrico fermo e un uomo chino a raccogliere qualcosa. I fatti accadono all’improvviso in un attimo. Un uomo brandisce un raccoglitore di polvere in ferro e va verso un wine bar. E’ minaccioso, urla frasi che non capisco ma dal tono molto minaccioso e omicida. Un giovane riesce a fermarlo e a togliergli dalle mani l’improvvisata arma. E’ chiaro: il novello picchiatore è stato disarmato e reso inoffensivo e portato via per non fare alcun danno fisico.
Nessuno però infierisce contro di lui nessun linciaggio morale o fisico. La donna oggetto dell’eventuale e sventata aggressione per nulla intimorita, intima al suo ormai ex aggressore con l’insolita clava di andarsene via.
Particolare divertente ma non troppo il nostro ex aggressore è vestito con un costume aderente da bagno rosso.
Va be’ sono le 13.30 a Roma e fa molto caldo, però che anacronismo.
Non vedo quel accade dopo ho fretta di proseguire.
I miei pensieri mentre mi allontano mi dicono che magari avessi avuto una reflex con un bel 12-24 o un 20-40 ottimi per i reportage. 5, 6, 7, 8, 9, 10 scatti uno dopo l’altro in sequenza. Come una sequenza di un film su un breve fatto di cronaca non quotidiana.

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